Olimpiadi
In questi giorni stiamo assistendo al tristo massacro dei monaci tibetani.In questi giorni assistiamo altresì al predicozzo moralista di chi si indigna con non poca ipocrisia ed urla " Non andiamo a Pechino".
Innanzitutto premetto la mia totale solidarietà nei confronti del governo tibetano in esilio...
Un governo che non vuole l’indipendenza, nè tantomeno la teocrazia. Chiede la libertà di culto, il mantenimento della lingua, e la possibilità di vivere secondo le proprie tradizioni e la propria religione.
Una sorta di “libera chiesa in libero stato”.
E queste ultime due parole, “libero stato”, spiegano perchè la Cina reagisce con tanta spudorata crudeltà alle manifestazioni di quattro poveri monaci.
Il Tibet ha la colpa di chiedere una libertà “privata” che il regime non concede nemmeno ai cinesi.
Ma veniamo al boicottaggio: Io sono contrario
La Cina, per storia cultura tradizione e anche per la sua rilevante importanza demografica nel sistema mondiale merita queste olimpiadi.
I cinesi come popolo meritano questo riconoscimento.
Sia il Dalai Lama sia Amnesty International hanno detto che boicottare i giochi servirebbe solo a “chiudere” maggiormente la Cina, allontanando una soluzione della questione tibetana.
Le olimpiadi possono essere una straordinaria occasione per mettere pressione al regime, sulla questione tibetana e su tutto il problema dei diritti umani e civili.
Si vada alle Olimpiadi, e tutti gli atleti-accompagnatori-giornalisti dell’UE (ad esempio) inseriscano una bandierina tibetana, o una immagine del Dalai Lama, nel loro abbigliamento, magari al posto dello sposor.
Si vada in Cina a PARLARE di Tibet, a chiedere conto della repressione, a dire IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI E’ SEMPRE UN AFFARE DI TUTTI.
In questo modo il cerino resterebbe in mano al simpatico regime pechinese, che alla fin fine non può mica boicottarsele da solo le olimpiadi mandando a casa metà degli “ospiti”.
Naturalmente, tutti i vari CONI del mondo hanno già messo in guardia i loro atleti sul non immischiarsi di politica...
Il diktat è di andare là, vincere, sorridere, ringraziare la mamma e lo sponsor, e fare finta di niente.
Un atteggiamento squallido .
Bisogna invece andare là, vincere, sorridere e andare sul podio con una bella maglietta con la foto del Dalai Lama.
Sarebbe incredibilmente semplice, spero che qualcuno abbia il coraggio di farlo.....