mercoledì, novembre 05, 2008

HO FATTO UN SOGNO

Ho fatto un sogno.

Quarant’anni dopo l’assassinio di Martin Luther King, cinquant’anni dopo le prime leggi sulla de-segregazione, un afroamericano diventava Presidente degli USA.
Nel sogno, il Presidente nero dimostrava che è possibile ottenere un grande consenso parlando alla gente dei valori fondativi della propria comunità, ed otteneva un successo travolgente.
Nel sogno, egli ritirava gradualmente i soldati americani dall’Iraq, non prima di aver rimesso a posto quel troiaio che avevano combinato laggiù.
Poi tentava di garantire l’assistenza sanitaria gratuita per tutti i cittadini, per evitare che i non abbienti finissero strangolati dalla compagnie assicurative.
Modificava il Secondo Emendamento, aggiungendo la parola “coglione” a chiunque giri liberamente con un arma da fuoco.
Veniva a Roma e, come Kennedy a Berlino, diceva “Anch’io sono italiano”, poi aggiungeva però “sono anche americano, e sono qui per ricordare i molti americani che sono morti in questo Paese per combattere contro il nazifascismo; ecco perchè, oggi, chiunque si dica ancora fascista o esalti i combattenti repubblichini dovrebbe solo vergognarsi”.
Egli, nel sogno, riceveva un Capo di Governo piccoletto, dalla chioma posticcia e dal cerone irrigidito, che tentava di fargli cantare “O sole mio” con Apicella;
dopo aver sorriso smarrito, il Presidente nero gli diceva “La canzone è ok; ma cosa avete intenzione di fare contro la mafia? Vi servono soldati? No, perchè a me ne crescono un poco da quando sono venuto via dall’Iraq”.
Egli, poi levava l’ossigeno al terrorismo islamico internazionale con un’accurata opera diplomatica congiunta ad azioni mirate a colpire, anche economicamente, i Paesi che si offrono come sponda ai terroristi.
Riceveva una delegazione dei suoi omologhi (?) italiani e diceva a quello con gli occhiali ed a quell’altro con i baffetti “Ma insomma, io ho unito un popolo eterogeneo come pochi, e voi litigate pure per una televisione”: e loro capivano, illuminati,illuminati, illuminati.....

Poi, toc toc, “Sveglia, è ora di alzarsi”.

Sta Cazzo di peperonata!

l’avevo detto che di sera è pesante

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giovedì, settembre 25, 2008

Stevie Wonder (basta il nome!)

E alla fine venne quel giorno!

Mi mancava solo lui...per me che amo la black music (orrida definizione ma chi vuol capire) ;
che ho visto live James Brown,George Clinton con i suoi Parlament of funk, Maceo Parker, Prince, insomma il mio unico cruccio era Stevie Wonder...mancava solo lui.

Ed eccolo qui a Milano al datchforum il 26 settembre 2008 davanti a me.

Il live doveva iniziare alle 21,00, ma è iniziato alle 21,30 circa... è durato 2 ore e mezza intense e molto soul.... Stevie non ha concesso il bis...ma il pubblico era in delirio ugualmente.

Alle 21:30 Lui entra in scena sottobraccio alla figlia Aisha Morris, a cui anni fa dedicò Isn’t she lovely, accennando all’armonica All blues di Miles Davis.

Sul palco maxischermi rettangolari da cui uscivano immagini suggestive, in alto dei Par di vari colori; ai lati del palco due grossi schermi rimandavano le immagini del concerto in tempo reale....

Poi è la band di dieci elementi, affiancata da quattro coristi (fra cui la stessa Aisha), a spingere la serata verso il soul più black e più figo che abbia mai sentito.
Una band strepitosa che fa da spina dorsale a lui, il grande Stevie , con il suo Soul inarrivabile, la sua voce inimitabile....il suo groove al piano che pochi hanno.

I repertori più frequentati risulteranno essere quelli dei solchi indimenticabili dei grandi Innervisions e Songs in the key of life.

Si spinge tra Hotter than july con le sue super hit , splendide per il tiro e la bellezza As, if you read my mind, Master Blaster (Jammin’), Rocket love, All I do, che si alternano con il ritmo fremente di Higher Ground, e di una Don’t you worry ’bout a thing dal versione latina (io rimango conservatore e preferisco l'originale), di I wish, Sir Duke, Living for the city, Isn’t she lovely , Superstition....

E delirio puro è festa che si espande dalla platea al palco, dove ballano tutti, a cominciare da Wonder che canta Do I do saltellando in piedi sullo sgabello del pianoforte

Figlia dell’euforia contagiosa che si respira in sala è pure l' estemporanea parentesi diciamo "maccheronica" al vocoder dove intona alcune canzoni italiane, come "volare", parentesi in cui viene coinvolto il pubblico ...alla domanda "qualcuno sa cantare?" sotto il palco una fiumana di gente, ne scelgono due che improvvisano insieme a lui su una base Wonderiana con il nostro al pianoforte.
Eccoun breve dialogo cantato tra :
Stevie: "Hi , where are you from?"
"I'm from Rome. And you Stevie?"
Stevie: "I'm from the wordl!"

Boato generale !

A parte questo la voce di Stevie è ancora limpida , e lui ne fa un utilizzo virtuoso...
durante il concerto lo si nota....
I giochi vocali sono da vero maestro....niente da dire è ancora lui...

La figlia Aisha molto carina, minigonna e tacchi a spillo, canta I’m gonna laugh you right out of my life accompagnata al piano da papà, mentre il resto della band ha modo di mettere in mostra le sue paurose capacità nella coda di quella Spain che Wonder prende a Chick Corea.

Alla fine delle due ore e mezza è un tripudio e lui Wonder Stevie ci parla di Barack Obama (per la verità fa intonare anche dei cori in suo favore) e di come lui ne sia un sostenitore.

Io ascolto guardo , sia quel che sia, ora ti ho visto Stevie, e per me è stata una serata memorabile.

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mercoledì, settembre 17, 2008

Addio grande e immenso Richard Wright

Caro Richard...te ne sei andato così..in silenzio lasciandomi qui a capire perchè mi fa così male sapere che te ne sei andato
Richard forse per molti non eri famoso quanto David o Roger o addirittura Syd, che aveva deciso di togliersi di scena quasi subito, ma per me...per me sei stato un mito una leggenda per me sei stato tantissimo , mi hai cresciuto e cullato con i tuoi Pad ricercati , lisergici , con le tue atmosfere oniriche con la tua sensibilità artistica, poetica, quella sensibilità che avevi solo tu..
la tua anima se ne strafotteva delle fredda tecnica...tu aspiravi ad altro
tu volevi solo volare e far volare con te chi ti ascoltava....

Di te voglio ricordare una sola immagine..un frammento di immagine :

Live a Pompei sullo schermo , ed ecco il tuo viso barbuto che si avvicina al microfono , mentre le tue dita compongono gli accordi sul moog e già vìolano interi spazi eterei, e le tue labbra cantano le prime parole di echoes " Overhead the albatros...",e lei mi dice " ah ma cantava anche Richard Wright?" ed io rispondo sì....e basta.

Sì perchè quella domanda me la posi io qualche anno prima a Modena quando ti vidi compiere davanti a me la medesima azione e cantare Time insieme a David

" Tired of lying in the sunshine staying home to watch the rain,
You are young and life is long and there is time to kill today,
And then one day you find ten years have got behind you
No one told you when to run, you missed the starting gun"

Perchè tu non stavi di fronte ai riflettori , tu non eri una prima donna come Roger ,
No tu non amavi emergere,imporre te stesso ...
No tu lavoravi ad un progetto più grande e più profondo
Tu volevi solo liberarti nell'aria ..leggero come un sospiro , volevi dribblare stelle e pianeti ed arrivare a suonare il grande concerto nel cielo : THE GREAT GIG IN THE SKY.

Ora che hai finito il tuo ciclo qui su questa terra , inutile negarlo mi lasci triste, ma sicuro che da qualche parte THE GREAT GIG IN THE SKY starà suonando le sue note Immortali.

Addio Richard grande pifferaio della nostra anima sulla luna.

Luca

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sabato, agosto 30, 2008

Colonna sonora

Colonna sonora del mio viaggio scozzese e successivamente delle mie serate teatrali tra le apuane.

Ho svuotato il Hi Pod e l'ho ricaricato a nuovo seguendo un concetto : Fine anni 70 (gli ottanta dietro l'angolo) il mondo ad un bivio: Si poteva continuare con l'amore collettivo, i sani ideali ed il rock'n roll oppure piegarsi all'edonismo ,di un Jhon Travolta in camicia rosa e giacca bianca e di tre stronzi fratelli Australiani dal petto villoso....purtroppo ebbe la meglio l'edonismo ma per me che a quei tempi avevo 10-12 anni non fu così...

Ecco il mio Hi Pod di questo viaggio:
- L'universo escatologico dei Beatles
- Il Blues incazzato e perverso dei Rolling Stones
-I graffi mods dei primi Who
-La scossa elettrogay dei Soft Cell
-La rabbia operaia dei Big Country
-L'angoscia innamorata degli Smiths
-L'amore che ci fa a pezzi dei Joy Division
-L'anima goth truccata dei Cure
-Il malumore plastico dei Depeche Mode
-La paralisi facciale dei Kraftwerk
-La nostalgia collegiale dei REM
- L'aggressività Zingara di Patty Smith
-L'aggressività plasmatica dei primi U2
-La malinconia nevrotica dei Suede
-La droga lenta degli Oasis
-L'allucinazione dei Radiohead
-L'amarezza tragica dei Placebo
-La nostalgia felice e zompettante dei Ramones
-La Londra in Fiamme dei Clash

Sarò stato retrò ma è stato un viaggio fantastico!

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Loch Ness Durness la fine della terra.

"Sweetness I was only Joking when I said...."
la voce da ragazzino turbato degli anni ottanta del buon Morrisey esce dalle casse del Bradford family e intonando "and now I know when Joan of arch felt.."ci accompagna sulla road to highlands...io con gli occhi pesanti osservo il mondo cambiare e ascoltando gli smith vedo la terra mutare di forma e colore pensando a questi ultimi giorni di scozia e provo a scrivere qualche appunto tra lo stupore di jane e lory che ormai mi hanno preso per una sorta di jack keoruac maccheronico.

Pecore e ancora Pecore....da buon terrone le saluto senza guardarle, why ? mi chiedono le due ragazze ...porta soldi diceva mia nonna...Crazy Italian! il loro solito commento tra risate e occhioni sgranati verso di noi.

Abbiamo lasciato il loch da una cinquantina di Km ed entriamo nella desolazione più totale: non una casa all’orizzonte, non un albero o qualcosa diverso da una montagna o vallata per chilometri e chilometri e chilometri in qualsiasi direzione si guardi.
Si ha una sensazione di vuoto infinito, le vertigini ti si aggrappano allo stomaco ogni volta che le pupille alzano la loro orbita dalla strada.

Davanti a noi ...
intorno a noi...in tutto lo spettro pulviscolare della nostra percezione
ci siamo solo noi ...
il bradford family,la strada e noi,
la voce di morrisey,la strada e noi ...
null’altro di più.


Dopo una decina km decidiamo di fermarci sulla riva di un lago.
Il paesaggio è sempre lo stesso: una tundra infinita che i nostri occhi hanno ormai assorbito come abitudine costringendoci a guardare il lago quasi fosse irreale privo di vita, senza una pianta verde alle sue sponde.

Spengo la musica... il silenzio e’ totale... rotto solo da un paio di motociclisti.
Mi ronza in testa la terra desolata di T.S. Elliot...vorrei recitarlo qui...ma un mi fa paura.

Ripartiamo... la strada si infila diritta tra le montagne, alte, solitarie, con le cime coperte di neve,
Poi discesa, discesa fino al fiordo, una gola e... riappaiono gli alberi, e compare Ullapool, paesino dal nome musicale costruito sull’acqua...sembra stare lì per impedirti di entrarci in acqua!

L’unica cosa a cui bisogna fare attenzione su quieste strade sono le pecore, che ruminano beati ai bordi della strada traversandola di frequente, incoscienti del pericolo.

Robert Smith attacca "Love Cats" e noi arriviamo a Lochinver, microscopico e silenzioso paese sull’oceano....troppo silenzioso...entriamo mentre nel bradford family le nostre voci lo accompagnano in coro
" so wonderfully wonderfully wonderfully Wonderfully pretty ,
Oh you know that I'd do anything for you,
We should have each other to tea huh? We should have each other with cream "

e ci accorgiamo di stare squarciando il silenzio...ce ne accorgiamo ma non abbiam voglia di smettere ....cantiamo cantiamo balliamo è un momento di delirio generale sul furgone che raggiunge il massimo quando Joe Strummer ci invade con il suo grido

" Well I'm running, police on my back
I've been hiding, police on my back
There was a shooting, police on my back
And the victim well he wont come back"

E così via senza smettere

" Monday Tuesday WednesdayThursday Friday Saturday Sunday Runnin
Monday Tuesday Wednesday Thursday FridaySaturday Sunday
What have I done?
What have I done?"

La strada è tortuosa, zeppa di dossi con curve cieche, fino a quando compare la ‘single track road’, ovvero strada a doppio senso di marcia ma a carreggiata singola! striscia di strada strettissima, centinaia di pecore kamikaze tutt’attorno, Joe strummer che grida nelle casse ......ed all'improvviso ... Durness... il paese più a nord di tutta la scozia.

Durness ovvero sperduto angolo del mondo... una ventina di case tutte molto distanti l’una dall’altra
Durness...la terra che finisce per lasciare posto all’oceano.
Durness... la selvaggia bellezza della terra ...il devastante infinito dell'oceano...
Durness...the end.

Dormiremo in Ostello qui questa notte.
Un vecchietto ci dice di visitare la Smoot Cave..
uno strettissimo fiordo nel cui interno vi si trova una gola che percorre la terra in profondità ed incontra una bellissima cascata al centro.

Domani torneremo giù verso Glasgow e io dovrò ripartire per l'italia...
Osservo il mondo intorno a me...
Il cielo la terra le nuvole scansisco tutto in microframe infiniti
cerco di riempire i miei occhi di questa bellezza selvaggia
perchè possano continuare a rivederla per giorni interi.

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lunedì, agosto 25, 2008

Verso Loch Ness

Abbiamo lasciato Edimburgo.
Troppi spettacoli troppo di tutto durante il fringe....

Siamo scesi verso il furgone alle sette di mattina.
C'erano due gradi e i vetri del bradford family erano completamente ghiacciati.
Ieri sera due ragazze scozzesi con cui abbiamo familiarizzato Jane e Lory ci hanno invitato ad una gita verso Enverness.

Ieri sera le ragazze ci hanno deliziato con una cena tipicamente scozzese : Salmone e trota affumicate con brown bread e butter per me e stracotto alla birra (che io ovviamente non ho mangiato) per il resto della banda contorrno di purè e cavolfiori....applepie per tutti.

Un po' ho rimpianto la nostra cucina ma ho cercato di non essere Unpolite.

Il viaggio attraverso le zone interne delle Highlands procede con una strana quiete.
Jane mi racconta della sua vita di precaria della scuola (tutto il mondo è paese) e di come arrotondi con le lezioni private...poi parliamo di teatro e del Bardo....zio willie naturalmente.
Nel frattempo ci circonda un paesaggio che ormai abbiamo imparato ad amare.
Valli, montagne, vaste distese verdi battute dal vento e chiazzate dai boschi.
E pecore sempre pecore e ancora pecore dappertutto.
Continuiamo a fermarci e a scndere dal bradford family ogni volta che qualche angolo di questa terra ce lo impone.
Siamo vicini alla costa orientale e le montagne lasciano spazio a colline basse.

Il silenzio calato all'interno della macchina solo a tratti è interrotto dalle esclamazioni di stupore da parte degli italici alla vista dell'impressionante quantità di conigli ai lati della strada.

Tra noi e Enverness rimane solo qualchilometro di statale e posso scrivere sulla mia molenskine.

Enverness è carina. Molto polite
Le persone sono ancora una volta di una cortesia unica, eppure qualcosa non va.
Jane e Lory non capiscono ci guardano e gli occhi dipingono una domanda "Are you good?"

Ne parliamo un po' ....
Non siamo pronti per la civiltà. Vogliamo essere rapiti, rapiti da ciò che abbiamo intravisto in lontananza , qualcosa che ci attira come un immensa magnetite.

Vogliamo continuare ad andare su. Verso le Highlands

Lory e Jane ridono "Crazy Italian" ci dicono e decidono di proseguire con noi....

Il nuovo mondo ci accoglie con una pioggia battente.
Fa fresco e c'è foschia. Lasciamo Enverness senza rimpianti.

Forse l'overdose del fringe festival ha investito il nostro desiderio di highlands e reso vittime tutte le città scozzesi....

Raggiungiamo facilmente Loch Ness, nonostante il traffico e la pioggia.
Non possiamo andare a nord senza comunque aver visto anche la Great Glen.
Il loch è avvolto dalla foschia. Esattamente come speravo.
Esattamente come spererebbe chiunque .
E' immenso e cupo.
Le sue acque scure sembrano fatta apposta per coltivare il mito di Nessie.
Intorno .....
C'è l'immancabile castello : Il castello del clan Urquhart.
C'è l'altrettanto immancabile museo del mostro.
C'è l'immancabile capacità di vendere miti e fantasmi che in queste terre sembrano trovare il loro habitat naturale.
Gli scozzesi sanno sfruttare benissimo Nessie , hanno saputo costruire un mercato così florido sul niente (magari con la sola eccezione della chiesa cattolica) come nessuno ha saputo fare.
Ma il niente devo amettere che qui in queste visioni si mimetizza bene.

Ora sono le highlands a chiamarci e per questo torniamo sulla strada.

Quando la pioggia ci avrà concesso una tregua.

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sabato, agosto 09, 2008

Fringe Festival

Parto da Milano tra un caldo afoso che ti si appiccica come le incrostazioni di tutti i giorni.
Incrostazioni radioattive fluidi di negatività e ribrezzo da saturazione di stronzi.
Monnezza per le strade a napoli, baraccopoli rumene tra roma e milano, militari per strada, il paese dipinto come un film di walter hill ...ma quello che io vedo è la monnezza tra le anime della gente ,voglia di sicurezza, paura , paura , incoerenza...chiudiamoci tutti a chave in casa con il frigo pieno di schifezze da discount a guardare la tv ...perchè tutti dobbiamo avere paura ....paura dei nostri stessi fantasmi ...

Fuga!
Prendo l'aereo e volo a Londra.
Da lì su un furgone in stile bradford family in fuga verso Edimburgo .
Capisco che il sentimento generale di un italiano è di scappare all’estero.
E magari tornando dall’estero questo desiderio potrebbe ancora di più acuirsi.
Ma io so che tornerò, il 13 agosto dovrò essere di nuovo qui....

Così, Eccomi in viaggio per la Scozia ed eccomi ad Edimburgo in uno dei tanti internet cafe gratuiti...a scrivere e raccontare per sfogare le ultime tossine.

Qui non vi racconterò di un paese fatto di miti e leggende del passato, né dei suoi misteriosi castelli, dei capolavori dell’architettura scozzese o dei magici scenari e paesaggi delle Highlands e Island,delle scogliere e dei monti di Erica dai riflessi violacei immortalati per sempre nella mia mente , colori, forme, suoni e profumi difficilmente descrivibili attraverso le parole.


Vi racconterò di quel che accade tra le strade di Edimburgo in questi giorni...

Vi racconterò che qui ad Edimburgo se arrivate i primi di agosto lo schiaffo in faccia alla paura e alle strade deserte , lo schiaffo in faccia alle battaglie per il silenzio , lo schiaffo in faccia al chiudersi nelle proprie dimore di fronte alla tv è immenso e ti risveglia dal torpore italico come un onda ghicciata proveniente dalla manica.

In meno di un mese qui Teatro classico e teatro di strada si sfidano in una battaglia che rende Edimburgo la meta prediletta di artisti, produttori, appassionati e curiosi.
Merito dell’Edinburgh Festival Fringe e dell’Edinburgh International Festival si sfidano in contemporanea.

E la città cambia volto.
Per il Fringe ci sono oltre 18 mila artisti da tutto il mondo.
Duemila spettacoli in 250 strade per un totale di 31 mila spettacoli.

Gli scozzesi a differenza dei nostri politicanti sanno capire i numeri e gli introiti.
Il teatro rende..soprattutto ( udite udite!) con il Fringe, che frutta alla città e all’intera Scozia oltre 75 milioni di sterline.

Ma il teatro non era morto?

Qui ad edimburgo non si direbbe...
Il festival di teatro da strada è enorme, la gente è tantissima , alcuni spettacoli fatichi ad avvicinarti a vederli da tanta è la folla.
C'è una sezione del tipo "oguno fa come cazzo gli pare" in cui montano strutture a vanno in scena in totale Anarchy in the UK (per dirla alla Jhonny Rotten) gurppi molto giovani , quelli che da noi starebbero sul muretto a digitare al cellulare stronzate con l'amichetta...e la gente però non manca neppure qui.

Poi ci sono sezioni tematiche (tipo nuove drammaturgie o teatro fisico ) e altre sezioni più o meno ufficiali oltre all'enorme seguito di fachirismi junglers eclown e quant'altro .....

Insomma una festa a cui chiunque può partecipare: basta iscriversi e trovare una strada, (pagando ovviamente un fisso di iscrizione e poi una quota che varia a seconda della location e del numero di serate che si vogliono prenotare), poi mettersi in contatto con il direttore della strada per inserire il proprio show nel programma e infine trovare una sistemazione.

A questo punto non resta che fare marketing di se stessi: il Fringe mette tutti in strada ed è un’ottima occasione per conoscere e farsi conoscere, stringendo rapporti con gente da tutto il mondo.

La cornice è questa splendida città dove nei parchi tenuti come un giardino reale ti puoi sdraiare tra gli scoiattoli rossi e le nubi che paiono uscite dal tratto di un fumettista.
Alla tua vista poi compare sempre un castello arroccato in cima a una roccia.
Ha ispirato scrittori che hanno generato alcuni personaggi indimenticabili come Dr Jekyll e Mr Hyde, Sherlock Holmes ed Harry Potter.
In questi giorni di festival diventa un palcoscenico vibrante di artisti da strada.
Ci ha stregato inevitabilmente....
Il furgone lo abbiamo lasciato parcheggiato all'ingrsso della città e lo riprenderemo il giorno in cui ce ne andremo di qui.
Edimburgo è una città trafficata da tantissimi autobus e taxi che sono assolutamente convenienti. Ci sono bus che passano ogni 3 minuti, 10 minuti nei peggiori dei casi. Ad ogni fermata di autobus ci sono i display elettronici che segnalano i tempi di attesa per ogni numero di linea previsto per quella fermata.
Inutile dirvi che la puntualità è di rigore. Ma anche la fila per salirvi a bordo : il primo che arriva è il primo a salire, la fila non è orizzontale ma verticale rispetto al ciglio stradale.

Certo è pieno di gente che gira per il festival e di giuovani che ingurgitano birra dalle 8 di mattina creste colorate che svettano tra il freak più eccentrico e i suonatori di cornamusa in kilt sguinzagliati per le vie ...ma è tutto così colorato che ti senti riconciliato con il mondo.

Qui tra questa aria fredda e pungente mi sento scaldato da tanta umanità piena di bellezza...

Qui sento mi sento molto lontano da quell'italietta fatta di scandali estivi, di sindaci che vogliono le strade vuote pulite buie e silenziose, l'italietta dei militari per strada e della sicurezza ,
Lontano da quello schifo da cui sono fuggito per rigenerarmi....

Tra pochi giorni vi dovrò tornare...devo andare in scena per quattro giorni al festival medioevale di Filetto (Aulla) un posto incantevole sulle apuane..anche lì forse sarò lontano da tutto quello da cui sono fuggito...ma prima o poi dovrò rientrare a Milano.

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lunedì, giugno 16, 2008

Vent'anni fa ...Pazienza

MUORE ANDREA PAZIENZA ERA IL POETA DEI CARTOONS

Repubblica — 17 giugno 1988 pagina 36 sezione: SPETTACOLI

MONTEPULCIANO

E’ morto improvvisamente ieri notte, all’ età di trentadue anni, Andrea Pazienza, cartoonista simbolo della new wave fumettistica italiana, il più geniale interprete dei disagi e delle intemperanze giovanili dal 1977 (anno della pubblicazione su Alter della sua prima storia a fumetti: Le straordinarie avventure di Pentothal) a oggi.
Andrea Pazienza era nato il 23 maggio 1956 a San Benedetto del Tronto, iniziando la sua carriera giovanissimo come pittore.
Nel 1975 si era trasferito a Bologna (iscrivendosi al DAMS) iniziando a dedicarsi ai fumetti. Dotato di un segno grafico godibilissimo, in cui era in grado di alternare, in modo totalmente imprevedibile, momenti di realismo a scherzi caricaturali di puro stampo disneiano, Pazienza era capace di sintetizzare tranches de vie estremamente brutali stemperandoli con una irrefrenabile ironia e un superiore distacco. Pazienza ha prodotto una mole impressionante di lavoro per un disegnatore che amava definirsi pigro e inaffidabile. Il suo Zanardi, lupo solitario degli anni Ottanta, è ormai entrato nella storia del fumetto, a fianco dei grandi di tutti i tempi, da Little Nemo a l’ Uomo Mascherato, da Popeye a Corto Maltese. Il talento di Andrea Pazienza lo ha portato ad essere richiesto anche per attività che esulavano da quella fumettistica. E’ stato infatti cartellonista cinematografico (memorabile il poster per il felliniano La città delle donne), ha allestito vetrine di negozi, si è dedicato con successo al cinema d’ animazione. La sua ultima irruzione doveva essere nel campo della recitazione. Doveva interpretare un ruolo nel prossimo film di Sergio Staino, un progetto che lo affascinava. Pazienza lascia la moglie, Marina, e un vuoto incolmabile nel panorama del cartooning internazionale.


Così.... oggi mi andava di ricordarlo....giusto perchè non rimanga solo quel babbasunazzo di V. Mollìca a parlare di lui....

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