lunedì, marzo 07, 2005

Decreto Urbani

Ecco un riassunto dei fatti salienti sul decreto Urbani (fonte: Punto Infomatico), che ripercorrono a grandi linee l'iter della legge. Ce n'è abbastanza (a parer mio) per chiedere a gran voce le dimissioni del ministro.***
A metà dell'anno scorso viene presentato il cosiddetto "Decreto Urbani", originariamente allo scopo di dare nuovo respiro ai finanziamenti per il cinema italiano e contrastarne la pirateria. In realtà tra i punti del DL (decreto legge) spiccano alcuni articoli che nulla hanno a che vedere con il cinema.- 4 anni di carcere e multe di migliaia di euro, più pubblicazione della sentenza sui giornali nazionali, per chiunque scarichi un singolo file "coperto da copyright" da internet.- L'obbligo di un "bollino" sui siti Internet, equiparata alla registrazione in tribunale per le pubblicazioni periodiche su carta.- L'obbligo di fornire dati aggiornati di non meglio precisati "contenuti" (provenienti quindi da siti web, forum, newsletter, ecc...) alle biblioteche nazionali per una archiviazione.- Allegare ad ogni contenuto (immagine, testo, pagina web, post sui forum, ecc...) una informativa sul diritto d'autore che, secondo gli esempi forniti da alcuni giuristi e giornalisti esperti di informatica, per contenere tutte le informazioni necessarie deve essere lunga almeno 5 righe di testo.- I provider devono vigilare e denunciare prontamente i loro clienti che scambiano file coperti da copyright.Il DL viene subito osteggiato da più parti, il popolo di Internet e perfino associazioni del software proprietario come BSA criticano il decreto.
Tra coloro che si sono opposti, Altroconsumo, Assoprovider e il senatore dei verdi Fiorello Cortiana.
Ad appoggiare ci sono rappresentanti delle case discografiche e cinematografiche, le associazioni del cinema come Anica e Agis e l'on. Gabriella Carlucci (si, quella della TV).
Cortiana, anche grazie all'aiuto dei dibattiti sul forum del suo sito, raccoglie tantissimi emendamenti per cambiare il DL e li presenta. Il DL viene fatto passare ugualmente, con l'impegno pubblico di Urbani a cambiarlo e la sua richiesta al parlamento di "votare come non si dovrebbe". Il DL entra in vigore in tutte le sue forme, senza leggi attuative o precisazioni di sorta per quanto riguarda il bollino o il deposito presso le biblioteche.Le biblioteche nazionali, già assalite dall'invio di materiale informatico di ogni tipo, avvertono con comuncati pubblici di non inviare nulla, anche se il decreto legge è in vigore.
Dopo alcuni mesi di calma piatta da parte del governo, durante i quali seguono proteste da più parti, denunce allo stesso sito del ministero dei beni culturali (presieduto da Urbani stesso) che viola il DL, Urbani passa la palla a Stanca, ministro dell'innovazione. Alla commissione europea viene chiesto di indagare sulla liceità del decreto Urbani, poichè in conflitto con le normative europee.Viene istituita una "Commissione per capire Internet", presieduta da Paolo Vigevano, con il compito di analizzare la situazione e individuare delle soluzioni per modificare il DL. Per "esigenze di tempo", alcune associazioni come FSF (fondazione software libero) e NewGlobal.it non vengono ammessi a parlare. Vengono invece ascoltati BSA (il cui maggiore socio è Microsoft), SIAE e FIMI.Nel frattempo Urbani dichiara che "chiuderemo un occhio sui giovani". Si solleva un polverone di perplessità e critiche. La legge non è uguale per tutti? Con che criterio si "chiuderà un occhio", a discrezione del giudice?La commissione presenta una relazione finale ben impaginata in pdf, ma che offre solo un quadro della situazione e nessuno spunto di intervento.
A Sanremo in questi giorni è stato presentato un nuovo accordo tra governo, provider e produttori di contenuti.ecco una stralcio delle linee guida:
QUOTE
Ai titolari dei diritti si chiede di aumentare la qualità e la disponibilità dei contenuti legittimamente introdotti in rete.Ai produttori di materiali audiovisivi e ai gestori delle piattaforme di distribuzione legale si richiede la definizione di "precisi obiettivi di produzione e distribuzione di contenuti digitali immessi in rete" e di operare in trasparenza.
Notare che c'è scritto "si chiede" e non "si obbliga".Un estratto di una dichiarazione di Cortiana (in risposta a Vigevano) riassume tutto in poche righe:
QUOTE
Il Ministro Urbani, nel maggio scorso, prese un impegno solenne in Parlamento, affinchè la norma secondo cui scaricare una canzone da internet sia un reato penale venisse cambiata. Dopo mesi di attesa che il provvedimento che, tra l'altro, io stesso ho contribuito a stilare venisse discusso e approvato, e dopo mesi in cui, con pazienza, il centrosinistra ha tenuto in vita, con la deliberante, la possibilità che la Cdl mantenesse gli impegni presi, Governo e Maggioranza hanno invece fatto il solito gioco delle tre carte: cambiando, con una proposta di emendamento del presidente della VII commissione Asciutti, il contenuto e le forme degli accordi.Ci siamo così ritrovati a discutere un provvedimento dentro un decreto legge che nulla ha a che fare con questi temi e, ieri, è stato approvato dall'Aula del Senato l'articolo che non toglie il reato penale, ma riduce solo le pene. Lo stenografico parla chiaro, il resto sono chiacchiere [...]
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