lunedì, febbraio 28, 2005

Africa dimenticata

Scrivo dal Sudan. Questa volta è veramente difficile scrivere cercando di non riscrivere una storia già scritta in passato. Eppure tutto era già visto. Emergenza umanitaria, appelli, impotenza diplomatica, ottusità del potere, sofferenze sconvolgenti. Le immagini dei campi profughi possono sovrapporsi perfettamente: l'Etiopia sembra il Burundi, il Darfur mi ricorda l'Eritrea.
L'universo degli sfollati è piccolo ma sempre uguale guerra dopo guerra siccità dopo siccità: capanne di frasche, due stracci e un pentolino, e la giornata dedicata solo a sopravvivere fino al giorno dopo. E questo in genere è possibile solo grazie agli aiuti che arrivano dall'esterno, nel caso del Darfur quasi "contro" il volere del governo. Ma non è questo che mi è rimasto impresso stanotte, non è questo che... Preferisco pensare a una giovane madre di Kalma, l'accampamento-metropoli con forse 150 mila persone, vicino a Nyala. Cullava un bimbo di pochi mesi e continuava a sorridere. E’ lo stesso sorriso dei profughi del Kivu, degli affamati del nord Kenya, dei sieropositivi del Mozambico: l’immagine che voglio conservare dell’Africa intera. Il sorriso di chi sa qualcosa che io ancora non sono riuscito ad imparare.(Dalla posta elettronica di un amico)


L'africa è purtroppo questo e altro, i campi profughi simili all'inferno , quello vero reale crudo e nudo come la terra arsa dal sole che non ti da tregua, non l'inferno da noi inventato per riempirci di ansiolitici la sera , il paese di cui non si riesce a fare a meno di dimenticare i sorrisi e gli occhi di chi ha guardato almeno una volta immerso nella sua miseria la nostra miseria interiore fatta di schizzofrenie paranoiche borghesi e poco aderenti con ciò che invece rappresentano milioni di abitanti delle bidonville accanto alle montagne dei rifiuti.Sicuramente problemi di obesità e di rughe loro non se ne pongono. Questa e-mail mi ricorda Bombay oppure il brasile e tanti altri posti in cui i bimbi ti si attacavano alle maniche: quegli sguardi pieni di vita malgrado la bottiglia di colla attaccata al naso quello schiamazzare e correre in mezzo ai rifiuti non riesco proprio a dimenticarli, sembravano molto più vivi loro di tanti morti dentro che troviamo dalle nostre parti.Scusatemi sto iniziando anche io a scrivere da occidentale viziato percui mi fermo.
Un saluto
Il Mallinza